13 modi di vedere una ragazza grassa by Mona Awad

13 modi di vedere una ragazza grassa by Mona Awad

autore:Mona Awad [Awad, Mona]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858774915
Google: qW6rDgAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2017-04-12T22:00:00+00:00


FIT4U

Si è fatta dare la ricevuta della tintoria ed è scomparsa da non so quanto dietro i cappotti nei sacchi di plastica e gli abiti da sposa ingialliti. Io aspetto davanti al banco, fumando in questa specie di acquario sventrato che è il suo negozio, cercando di non respirare la scia di prodotti chimici e di vecchi abiti che la gente avrebbe dovuto buttare via, o regalare, o bruciare da tempo. Fingo di interessarmi alle brutte pareti, e ai dubbi certificati in cornice, in attesa di qualunque cosa mia madre abbia portato qui qualche giorno fa e mai ritirato.

Ho trovato lo scontrino della tintoria nel suo borsellino Gucci tarocco, che ho recuperato alla stazione di polizia. Era nella borsa insieme a monete varie, un rossetto Chanel, e un portafoglio di pelle logoro, pieno di tessere. La ricevuta era ben piegata, con gli angoli macchiati qua e là dal rossetto senza tappo e lanuginoso. Fit4U, dice la ricevuta. Ritiro dopo le 17.30 da lunedì a venerdì. Ritiro dalle 14.30 il sabato. C’era l’indirizzo e sotto un numero stampato in rosso.

Ho scovato Fit4U in un piccolo centro commerciale in periferia, tra un centro olistico che sembrava chiuso e un salone di massaggi thai che sembrava molto aperto. Un negozietto stretto con la vetrina sporca. Una statuina di Buddha che fa capolino attraverso le sbarre, accanto a una pianta di plastica abbondantemente fiorita. Dietro il bancone, una donna pettinata e truccata come in un film di John Waters, con un metro a nastro consunto intorno al collo. Gli occhiali erano spinti talmente giù lungo il ponte del naso sottile che mi chiedo come possano servirle a vedere qualcosa. Portava un maglione con un disegno di alberi di Natale anche se eravamo in giugno. Teneva le mani premute contro il bordo del banco, come se lì sotto tenesse una pistola. Sul divanetto color ruggine accanto al banco era seduto un uomo perfettamente immobile, con gli occhi spalancati. Forse lei lo aveva appena ucciso. Lo avevo sinceramente creduto finché non l’ho visto sbattere le palpebre.

Di certo mia madre non si serviva qui, ho pensato, per le sue necessità di tintoria o sartoria. Di sicuro c’erano posti più gradevoli dove avrebbe potuto andare. Ho guardato di nuovo la ricevuta e l’indirizzo era proprio questo, e quando ho dato il biglietto alla donna dietro il banco, lei non ha battuto ciglio, si è limitata a girarsi e ad andare nel retrobottega.

È passata almeno un’ora. Nel frattempo, ho fatto un giro in catalessi del mini centro commerciale. Ho fumato cinque sigarette e mezza nella Taurus di mia madre con il finestrino socchiuso, tenendo d’occhio il negozio attraverso il parabrezza striato di sporco, le lettere mancanti nell’insegna camicie/lavanderia/riparazioni, cercando di non pensare a niente. Non al messaggio che l’impresario di pompe funebri mi ha lasciato in segreteria, con un tono di voce che tendeva disperatamente al bravo nonnino. Mi diceva che potevo andare a ritirarla quando volevo. Intendendo mia madre.

Poi torno nel negozio, ma lei ancora non è ricomparsa.

Sono



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